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mercoledì 9 giugno 2010

Il selenio non riduce il rischio di cancro.

Lo studio è stato interrotto prematuramente dopo che la sopravvivenza senza progressione della malattia si è dimostrata superiore nel gruppo placebo rispetto al gruppo di trattamento.

Il selenio, un elemento che viene utilizzato come supplemento dietetico da milioni di persone con la speranza di ottenere una qualche protezione dal cancro e da altre patologie, non ha dimostrato alcun effetto benefico nella riduzione del rischio di insorgenza del tumore del polmone in una sperimentazione internazionale di fase III.
I risultati sono il frutto di uno studio decennale iniziato dall'Eastern Cooperative Oncology Group e sono stati presentati nell'ambito del convegno annuale dell'American Society of Clinical Oncology 2010 da Daniel D. Karp, docente del Dipartimento di oncologia medica della testa e del torace dell' Anderson Cancer Center dell'Università del Texas.
"Diversi studi epidemiologici e su animali hanno suggerito un legame tra deficit di selenio e sviluppo del cancro”, ha spiegato Karp. "L'interesse e gli sforzi di ricerca crebbero negli anni novanta dopo la pubblicazione nel 1996 di uno studio sul selenio secondo cui non si rilevavano effetti protettivi contro il tumore della pelle ma si sarebbe riscontrata una riduzione di circa il 30 per cento nella probabilità di insorgenza di tumori della prostata e del polmone”.
I grandi studi clinici di follow-up sul minerale, tuttavia, si sono dimostrati fin da subito deludenti. Già nel 1999, il National Cancer Institute (NCI) degli Stati Uniti ha interrotto SELECT, uno studio che coinvolgeva più di 35.000 soggetti per cercare di evidenziare un eventuale effetto del selenio o della vitamina E, da soli o in combinazione, sulla riduzione del rischio di tumore della prostata. Ma nessuno dei due composti ha mostrato di produrre benefici.

Tra il 2000 e il 2009, lo studio di fase III sponsorizzato dall'NCI ha arruolato 1522 pazienti con un tumore del polmone non a piccole cellule allo stadio I rimosso chirurgicamente e senza recidive tumorali per almeno sei mesi dopo l'intervento. I partecipanti sono poi stati randomizzati per ricevere 200 microgrammi di selenio o un placebo.
Lo studio è stato interrotto prematuramente dopo che la sopravvivenza senza progressione della malattia si è dimostrata superiore nel gruppo placebo (78 per cento di sopravvivenza senza recidive dopo cinque anni) rispetto al gruppo di trattamento (72 per cento). Inoltre, l'1,9 per cento dei soggetti che avevano assunto selenio ha sviluppato un tumore secondario contro l'1,4 per cento di quelli che avevano assunto il placebo.

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