Deve essere stata una brutta sorpresa per il Segretario all’Energia degli Stati Uniti, Steven Chu, leggere la lettera indirizzatagli dal professor Ernest Sternglass. Una brutta sorpresa perché l’amministrazione Obama sta rilanciando l’uso dell’energia nucleare, perché il professore insegna Fisica Radiologica alla Scuola di Medicina dell’Università di Pittsburgh, ed è anche Direttore del Radiation and Public Health Project. Una brutta sorpresa anche perché Sternglass non ha usato mezzi termini nella lettera che, attraverso Chu, ha inviato a tutto il Governo: “Sugli effetti del nucleare sulla salute umana, gli scienziati hanno sempre sbagliato”.
Si tratta di una dichiarazione molto forte, non solo perché viene da un professore emerito che è considerato uno dei massimi esperti mondiali nel settore della radioattività, ma anche perché si basa su analisi e dati che lasciano poco spazio ai dubbi. Sternglass invita anche Chu, e tutta l’amministrazione Obama, a prendere in considerazione l’idea di procedere all’eliminazione dei reattori e puntare sulle energie rinnovabili. La cosa che deve aver maggiormente sconvolto il Segretario all’Energia, è probabilmente il fatto che il professore è stato, negli ultimi trenta anni, un convinto sostenitore dell’uso dell’energia nucleare. Ed ora, proprio lui fa marcia indietro. Perché?Secondo Sternglass, si tratta di “…un errore tragico e poco noto che è stato fatto dalla comunità medica e dei fisici, come me, durante i primi anni della Guerra Fredda, che ha avuto un ruolo importante nella crescita enorme dell’incidenza di malattie croniche come il cancro e il diabete, e quindi del costo dell’assistenza sanitaria nella nostra nazione”.
Quale sarebbe l’errore? È stato quello di “presumere che l’esposizione a radiazioni della popolazione conseguente al funzionamento dei reattori nucleari non avrebbe alcun effetto negativo sulla salute umana”. Invece, le misure effettuate negli ultimi anni da un gruppo di medici ricercatori di Pittsburgh, porta a conclusioni opposte: “Questa ipotesi era basata sulla nostra esperienza di mezzo secolo di studi che non hanno mostrato alcun aumento rilevabile nei tassi di cancro per le persone che sono state esposte a raggi X a scopo diagnostico.
Ciò che non è stato compreso è che gli elementi radioattivi creati nella fissione dell’uranio, non hanno prodotto soltanto un piccolo aumento della quantità ricevuta dall’esterno come dose naturale di fondo. Invece, le particelle e i gas prodotti nel processo di fissione e rilasciati nell’ambiente, provocano danni da radiazioni di gran lunga maggiori di quelli provocati dai raggi X usati a scopo diagnostico, poiché i prodotti radioattivi di fissione e gli ossidi di uranio sono inalati e ingeriti con il latte, l’acqua potabile e il resto della dieta, concentrandosi in organi critici del corpo”.
In pratica, il professore ammette che le vecchie misure di radioattività, e di interazione biologica, sono state fatte con i raggi X a scopo diagnostico. In pratica, con gli strumenti per le radiografie. Strumenti che hanno esposto i campioni non solo a dosi inferiori rispetto a quelle reali, ma anche a radiazione pura, e non, come avviene nella realtà, anche a isotopi di elementi chimici che non dovrebbero entrare in contatto con il nostro organismo.
Vittime del disastro di Chernobyl
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Certo, il tutto viene fuori da una diffusa ignoranza che c’era soprattutto durante i primi anni ‘50, quando gran parte delle nostre attuali conoscenze in merito agli effetti biologici delle radiazioni appartenevano ancora alla fantascienza. Era l’epoca in cui i test nucleari su larga scala, soprattutto di tipo militare, molto più invasivi e pericolosi rispetto a qualunque reattore di una centrale, venivano fatti nel deserto del Nevada. All’epoca, non era ancora noto che gli effetti delle radiazioni sono decine o centinaia di volte più gravi per un bambino in età prenatale, ancora nel grembo della madre, e in generale per i bambini molto piccoli. Su questo argomento, il professore ha buona memoria, infatti ricorda: “Né si è scoperto, fino ai primi anni ‘70, che le esposizioni prolungate a radiazioni da prodotti di fissione che si accumulano nel corpo, sono molto più pericolose della stessa dose totale ricevuta in una breve esposizione ai raggi X”.
Il risultato di questa mancanza di conoscenze sta nel fatto che sono state sbagliate, per decenni, le misurazioni dei rischi biologici presso tutte le installazioni nucleari, militari o civili che fossero. Con misurazioni sbagliate, tanti funzionari governativi poterono, dati numerici (sbagliati) alla mano, convincere la popolazione preoccupata, dicendo loro che i livelli di fallout nucleare erano talmente bassi da non poter produrre effetti negativi. È stata l’epoca, ovunque tramontata tranne che in Finlandia e in Italia, del grande inganno “dell’atomo pacifico”, l’epoca dello spegnimento delle centrali a carbone un po’ in tutti gli USA, per sostituirle con “energia nucleare pulita”.
È stata l’epoca, ovunque tramontata tranne che in Finlandia e in Italia, del grande inganno “dell’atomo pacifico”
Il finale della lettera, apre però una speranza – o meglio una strategia, una soluzione – che la scienza offre alla politica americana: “Fortunatamente, il recente, rapido sviluppo delle energie alternative permette di intravedere la fine di questa tragedia, dal momento che è possibile convertire i vecchi impianti nucleari in centrali a gas naturale. Questo può essere fatto con un costo minimo rispetto a quello necessario alla costruzione di nuove centrali, nell’attesa che le sorgenti alternative (eolico, fonti geotermiche e idroelettriche) possano prendere il loro posto.
Se la nostra nazione che ha costruito i primi reattori e le prime armi nucleari annunciasse l’obiettivo di eliminare gradualmente reattori nucleari a fissione, che producono anche il plutonio e trizio necessari per le armi nucleari, sviluppando la fusione nucleare e altre fonti alternative di energia non inquinanti, questo contribuirebbe a rendere più facile l’obiettivo dichiarato dal presidente Obama di un mondo libero da armi nucleari. Così sarà possibile guardare ad un mondo libero dal pericolo della distruzione della vita umana con armi nucleari da uranio arricchito o plutonio, che si producono solo in reattori a fissione, insieme con rifiuti nucleari altamente tossici, che restano letali per migliaia di anni”.
Non sappiamo se la politica americana saprà raccogliere il suggerimento proveniente dal mondo scientifico e troppo spesso, in passato, la politica non ha saputo interpretare per niente le spinte provenienti dal mondo scientifico, arrivando spesso a “imbrigliare” la scienza stessa. E, da parte sua, l’Italia cosa farà?
Alessandro Iacuelli
(Stampa Libera)
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